qdmnotizie.it, 17 Maggio 2024
Alla Fondazione Cardinaletti, in Corso Matteotti, storie tinte di sangue, come molte sue tele esposte che raccontano la sofferenza e il martirio in un Iran in cui il patriarcato si è fatto Stato
Anahita H. Dowlatabadi ha riempito, con la sua presenza che non nega mai uno scambio di idee con quanti, e sono tantissimi, si sono soffermati e si soffermeranno a chiedere cosa siano e cosa significhino quei disegni, quadri, impressioni – comunque opere d’arte – che arricchiscono una lunghissima parete dei locali della Fondazione Cardinaletti, lungo Corso Matteotti.
A proposito, affrettarsi se si vuole essere ancora in tempo, domenica sera la mostra/evento chiuderà i battenti, con dentro i suoi ricordi, i suoi suoni, i suoi ragazzi schiamazzanti, le sue canzoni, le idee che se si scambiano crescono, altrimenti resterebbero dentro. Anahita ha avuto visitatori che provenivano anche dall’intera regione.
Per sentire la sua straordinaria voce quando, in alcuni momenti, ha cantato brani della sua terra d’origine, l’Iran, ha raccontato storie tinte di sangue, come molte sue tele esposte.
Ha sempre ringraziato la Fondazione Cardinaletti per averle permesso di essere, in questo grande evento, la voce delle donne iraniane narrandone la sofferenza e il martirio in un Iran in cui il patriarcato si è fatto Stato, lottando tutti i giorni, per i propri diritti.
Anche l’assessora regionale alla cultura Chiara Biondi ha chiacchierato a lungo con Anhaita, e ha sentito i suoi racconti.
Segui l’intervista ad Anahita H. Dowlatabadi