qdmnotizie.it, 19 Maggio 2024
L’architetto Marta Cognigni e la partecipazione dell’utente nella definizione organizzativa e formale dello spazio
Lo sport come motore di valorizzazione umana e sociale fra spazi aperti e luoghi dimenticati”, questo il titolo di un convegno che ha arricchito gli eventi che la Fondazione Cardinaletti ha proposto al pubblico, composto da studenti universitari e non solo, dal sindaco Lorenzo Fiordelmondo, dal presidente della Fondazione, Andrea Cardinaletti, e da quanti sono interessati ad avere una visione altra della città federiciana.
In questo caso abbiamo intervistato Marta Cognigni, marchigiana, architetto PhD del Politecnico di Milano, che ha esordito con una premessa, prima di rispondere alle nostre domande.
«Una riflessione volta alle strategie di pianificazione urbana per il futuro delle città italiane deve tenere conto di molteplici fattori. Come sostenuto dal sociologo Richard Sennet «gli scarti della città si offrono come osservatori privilegiati delle trasformazioni urbane che mutano in profondità le relazioni simboliche e materiali fra uomini e territorio, ma anche come occasione per riscoprire e rifondare le implicazioni etiche dell’abitare».
«A tal proposito, la presa coscienza dello stato di fatto degli scarti, nonché degli spazi inutilizzati delle nostre città, deve essere un punto di partenza per una pianificazione strategica volta alla trasformazione di essi da punti critici a punti di forza».
Come potrebbero essere ripensati e valorizzati gli spazi inutilizzati dell’area del PalaTriccoli di Jesi?
«Per rispondere a questa domanda è doveroso fare una premessa che giustifichi la mia visione come esperta in materia. Ho da qualche settimana discusso una ricerca di dottorato presso il Politecnico di Milano dal titolo “Lo sport come motore di valorizzazione urbana e sociale tra luoghi aperti e spazi dimenticati”.Pertanto ritengo che, a seguito di molte indagini in materia, oggi nell’ottica di pianificazione urbana strategica sia fondamentale connettere lo spazio aperto alla pratica sportiva».
«L’accostamento della parola sport quale, motore di sviluppo, data la sua connotazione inclusiva, che incorpora, e le potenzialità di qualificazione funzionale e spaziale che esprime, deve essere associato ai termini “spazi aperti, luoghi dimenticati”, quali, nell’ambito della pianificazione e progettazione urbana, resti dei continui cambiamenti e adattamento della struttura della città in risposta alla domanda sociale».
«Lo sport, nella città contemporanea, è da intendere come “fatto totale sociale”, ambito in cui trovano applicazione politiche di rigenerazione urbana e sociale fondate sulla volontà di promuovere azioni di educazione alla salute, inclusione sociale nonché programmi di qualificazione fisica dell’ambiente costruito».
«Dunque, a seguito di molti esperimenti sul campo e a seguito dei risultati ottenuti dalla ricerca, credo che gli ambienti esistenti nell’area del PalaTriccolidebbano essere riscritti e ripensati a partire dalla creazione di nuove “stanze urbane sportive” in cui predominano l’inclusività, attrattività e le connessioni».
Jesi è vista come costante laboratorio sperimentale di progetti e successi sportivi, quali gli scenari futuri per renderla ancora più socialmente attrattiva?
«La riconfigurazione della città post-moderna elegge lo spazio aperto a luogo d’eccellenza di scambio materiale, sociale, sensoriale restituendogli il primitivo e nobile sapore di ambito rivolto alla pratica collettiva, modello ideologico di stili di vita, forma narrativa riconosciuta di evoluzione e crescita della città».
«Uno spazio, attualmente, alla ricerca di una intima e nuova identità, che tenta di riappropriarsi dei significati in passato attribuitigli all’interno del contesto culturale italiano, ossia di archetipo urbano, spazio di aggregazione, simbolo dei più significativi nuclei sociali, centro morfologico della città».
«Le rilevanti trasformazioni delle città e delle aree metropolitane contemporanee, pur compiendosi con forme, modi e tempi anche molto diversificati, sono tutte accomunate dalla centralità assunta dal progetto dello spazio pubblico».
«All’architettura il compito di trasformare l’entità immateriale del dialogo e della socializzazione nella materialità delle piazze e nell’associazione funzionale a un luogo. L’architettura traduce in forme e spazi il consenso collettivo, identificando il teatro nel quale l’uomo trascorre la maggior parte della propria attiva esistenza».
«Le analisi condotte nella ricerca testimoniano come il percorso rigenerativo degli spazi in alcune situazioni è esito di un percorso unitario, altre volte rappresenta la sommatoria di azioni singole e mirate, atte a perseguire risultati nelle sfere dell’accessibilità, dell’evoluzione tecnologica, della mobilità, per mezzo di una logica che persegue un’agevole capacità relazionale e una grande capacità di socializzazione. Il livello di qualità di vita, in relazione all’ambiente urbano, è introdotto mediante la valutazione dei vantaggi e delle opportunità a cui ogni cittadino può ambire, in particolar modo considerando gli aspetti legati ai servizi presenti e al relativo grado di accessibilità, sostenibilità e all’equità sociale derivante da tali linee di azione».
«Jesi per ampliare il proprio campo di azione e attrazione dovrà investiremolto nei progetti rivolti allo spazio aperto pubblico. Lo spazio aperto coincide con lo spazio della vita collettiva nel quale complessi e diversi gruppi sociali convergono evidenziando e valorizzando le loro differenze. L’architettura dei luoghi per lo sport urbano sottolinea e converge verso una visione sistemica progettuale volta all’inclusione sociale pre e post progetto».
«L’architettura del futuro di tali ambienti urbani dovrà, dunque, caratterizzarsi per una sempre crescente partecipazione dell’utente nella definizione organizzativa e formale dello spazio pubblico; per lo più per la definizione di un quadro esigenziale e prestazionale che monitori l’utilità e l’attualità delle funzioni».