qdmnotizie.it, 03 Maggio 2024
Ospite della Fondazione Gabriele Cardinaletti ha incontrato e dialogato con gli studenti: «La piccola regione non tarpa le ali, talvolta, anzi, è una molla che spinge in alto»
Che la visita di Neri Marcorè alla Fondazione Gabriele Cardinaletti si sarebbe conclusa con un bagno di folla lo sapevano tutti.
Che i giovani Gabriele Pesaresi e Pietro Raffaeli, intervistatori ufficiali, entrambi volontari del Liceo Classico Vittorio Emanuele II avrebbero fatto egregiamente il proprio lavoro, completato da decine di domande poste da altri studenti dal posto, pardon, dalla platea, si sapeva anche questo.
Quello che si è scoperto, invece, alla fine delle quasi due ore di chiacchierata a ruota libera non era scontato. Sarà l’atmosfera densa di partecipazione, ma anche Neri Marcorè, come era successo per Roberto Mancini, ha raccontato se stesso senza risparmiarsi e con allegria, premendo sull’acceleratore dei ricordi.
Le sue origini, la sua famiglia che lo vedeva scorrazzare a Porto Sant’Elpidio dietro casa, giocare per strada con gli amici, senza orario e senza bandiera, il suo periodo scolastico (“ero bravo, stavo molto attento alle lezioni, non ero un secchione, così a casa dovevo studiare la metà”), la scuola interpreti, l’incontro con Giancarlo Guardabassi, mitico (almeno per noi) cantante, disc Jockey, paroliere, conduttore radiofonico, la chitarra, i suoi monti dietro le spalle e davanti il mare. Una zona di conforto che il nostro non ha mai lasciato né dimenticato. Né quando le cose sono diventate “serie”, cioè quando capì che la radio, la tv, il cinema, il teatro, la musica sarebbero stati elementi essenziali della sua vita, e la vita o gli impegni lo tenevano lontano dalle Marche.
I suoi miti, da Pupi Avati per il cinema, da De André a Gaber e De Gregori per la musica, hanno arricchito di aneddoti la lunga chiacchierata. Poi la cavalcata con “Risorgi Marche” con migliaia di persone e amici artisti intorno al cratere del terremoto, un successo senza precedenti, la sua frequentazione e familiarità costante con la Lega del Filo d’Oro di Osimo, insieme a Renzo Arbore e… le cantate in macchina coi figli, uno dei quali è stato “scoperto” avere la sua stessa passione per Faber.
Il tempo non passava mai, la marchigianità di Neri Marcorè ha reso questa piccola regione un grande punto d’appoggio, infine il ricordo del suo film “Zamora”, che ha diretto e interpretato, con cui aveva aperto il dibattito fra i giovani intervistatori volontari, nella sale da un paio di mesi. All’arrivo, il presidente Andrea Cardinaletti lo aveva accompagnato a visitare la mostra “Jesi e il ‘900 verso il 2050 – le farfalle arriveranno”, alla fine l’artista ha consigliato a tutti i ragazzi di usare la testa e, soprattutto, la calma per arrivare a essere protagonisti, verso il 2050, della propria vita.
«Scegliete bene, ma fatelo con criterio e senza correre troppo. Affrettatevi… lentamente. Solo così potrete essere certi e felici di aver scelto la vostra strada. La piccola regione non tarpa le ali, talvolta, anzi, è una molla che spinge in alto».